Essere capaci di fuggire da una definizione ristretta di sé potrebbe diventare una competenza necessaria per sopravvivere nel XXI secolo.

Yuval Noah Harari

Un genio indiscusso. Non che lo sia perché sono io a definirlo tale: io, ameba sottosviluppata di una pozzanghera del deserto, come posso esprimere giudizi un minimo sensati su HARARI?

Dovrei stare zitto. Ecco il mio silenzio

Harari sottolinea come il sistema liberale sia costretto a subire duri colpi nel XXI secolo a causa dell’affermazione sempre più invasiva della tecnologia. L’IA e gli algoritmi saranno in grado di pilotare le nostre scelte e l’uomo non potrà più appellarsi ad una inesistente e fantomatica “libertà”.

In futuro dovremo rivalutare il significato della parola “diritto”. Se nell’accezione antica, esso si appellava alle riflessioni di Locke, Rousseau e Hobbes, Ugo Grozio e il suo giusnaturalismo… ora dovremo ristudiare lo stato di natura e capire effettivamente come non solo vita, libertà e proprietà privata siano i diritti fondamentali, ma anche morte, prigionia e proprietà pubblica lo siano.

“Se lottiamo per il diritto alla vita”- scrive Harari- “questo implica che dovremmo usare le biotecnologie per sconfiggere la morte? Se lottiamo per il diritto alla libertà, dovremmo potenziare gli algoritmi che sono in grado di decifrare e realizzare i nostri desideri nascosti?- conclude.

Non sono questioni facili. Forse siamo di fronte ad un vero e proprio cambio di paradigma: la terza rivoluzione scientifica? Abbiamo l’indiscutibile privilegio di vivere in un periodo così cruciale per la storia dell’uomo: Harari è sicuramente consapevole di tutto ciò.

La democrazia potrebbe venire meno. Guardiamoci in faccia. Ognuno di noi non sa minimamente come funzioni la politica italiana, tantomeno quella europea ed internazionale. Forse nemmeno i laureati in scienze politiche hanno una visione complessiva del panorama politico talmente vasto e complesso è. Votiamo alle elezioni per simpatia o per sentito dire; leggendo velocemente i programmi dei partiti andiamo alle urne con la pancia in dentro e il petto in fuori pensando di sapere cosa la propria scelta comporti. Altre influenze arrivano dai social, dall’algoritmo di Meta, da Zuckenberg… insomma un casino. Chi è ancora lucido in questo mondo di folli per favore faccia qualche segnale di fumo o tutto questo sarà un giorno declassato ad “Ancien regime” e un nuovo sistema da paura si imposseserà di noi in modo silente!

Come già invitava a fare Jean Jacques Rousseau ne “Il contratto sociale”, ricordiamo le parole del Palatino di Posnania, padre del re di Polonia, duca di Lorena: “Malo periculosam libertatem quam quietum servitium“. (Preferisco una libertà pericolosa ad una servitù tranquilla)

Quanto ci mancherà il pericolo! Come insegna il buon vecchierel canuto e biancho Nietzsche:

“Credete a me! – il segreto per raccogliere dall’esistenza la fecondità più grande e il più grande godimento, si chiama: vivere pericolosamente (gefahrlich leben)!”

Stiamo attenzione insomma!

Lorenzo Invernizzi

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